Non l’ho mai conosciuto. Non ci ho mai parlato, non gli ho mai stretto la mano. Eppure, Maroni fa parte della mia vita.
La sua foto è appesa in cameretta, accanto a quella di Bossi e a una vecchia copertina di Panorama con Salvini versione sceriffo. Non è lì per caso, e nemmeno per arredamento (soprattutto secondo mia madre, che continua a chiedermi quando la toglierò). È un simbolo, un punto di riferimento. Perché anche senza averlo mai incontrato, Maroni ha avuto un peso in quello che sono oggi.
L’ho scoperto leggendo le sue parole, ascoltando i suoi discorsi, parlando con chi gli è stato accanto. Ho visto quello che ha fatto. Ho capito che certe battaglie si portano avanti con la testa e con il cuore. Se sono entrato nei Giovani Padani e se milito nella Lega Giovani è perché credo in un’idea che va oltre le persone e il tempo, e questo è anche merito suo.
Maroni ha dimostrato che la politica può essere passione vera. Che si può servire un ideale senza urlare, senza esagerare, con pragmatismo e coraggio. Lo ammiro perché, quando la Lega rischiava di sgretolarsi, ha avuto la forza di prendere in mano il partito e provare a rimetterlo in piedi. La notte delle scope, che mi è stata più volte raccontata da chi mi sta vicino, non è stata solo un gesto simbolico, è stata un segnale di pulizia, di serietà. Una scelta difficile, che avrebbe fatto comodo evitare, ma che lui ha avuto il coraggio di affrontare.
Ma quello che me lo fa sentire ancora più vicino è il lato umano. Maroni non era solo politica, numeri, strategie. Aveva un’anima. Amava la musica, suonava il piano, viveva il rock non solo da ascoltatore, ma da musicista vero. E questo lo rendeva più autentico, più vicino a chi, come me, crede che la politica sia fatta anche di passione e cuore.
Io lo chiamo Maroni e non Bobo. Non per mancanza di affetto, ma perché quel soprannome lo sento troppo intimo. È il nome che usano quelli che gli sono stati vicini, quelli che con lui hanno condiviso una strada. Io questa fortuna non l’ho avuta. Ma so che se oggi combatto per qualcosa in cui credo, è anche grazie a lui.
Maroni era un inguaribile ottimista, un sognatore, caratteristica che fa parte anche di me. Lo dice la sua famiglia, lo dice chi lo ha conosciuto. E forse è questo l’insegnamento più grande che mi porto dentro: credere sempre in quello che fai, guardare avanti, costruire il futuro senza paura.
Non l’ho mai conosciuto, ma in fondo, un po’ lo conosco.
Stay tuned!
Alessandro Pirola