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Appena apro il sito dell’associazione il mio sguardo cade subito sul logo, la montatura rosso scuro di un occhiale e un soprannome. Un’immagine che in pochi tratti ti riporta alla mente una persona. Mi piace, perché amo le persone per quello che sono, non per ciò che rappresentano o per i ruoli che ricoprono. Allora clicco su Chi siamo e il logo si trasforma nell’immagine della persona. Un bianco e nero con un solo colore: il rosso scuro della montatura dell’occhiale.
E affiora un ricordo, quello dell’unica volta in cui l’ho incontrato.


Era un sabato d’inverno, verso sera. Un giorno di quelli in cui la nostra città sa regalarti quell’umidità che ti penetra nelle ossa e lì rimane. Stavo andando a ritirare l’auto al parcheggio San Francesco ed ero assorta nel solito pensiero … riuscire a mantenere in perfetto equilibrio acceleratore e frizione per infilare la tessera del pagamento in quell’uscita in salita, senza fare un balzo indietro e danneggiare il malcapitato che doveva uscire dopo di me.


Sollevo lo sguardo e vedo Il Bobo che cammina in direzione opposta. I nostri sguardi si incrociano per un attimo e io gli faccio un cenno di saluto con la testa e lo accompagno con un sorriso. Lui ricambia, allo stesso modo.

Oggi mi chiedo perché. Il Bobo non lo conoscevo personalmente. Perché mi sono usciti un saluto e un sorriso così spontaneamente?
Forse perché in quel momento avevo l’opportunità di salutare un Ministro della Repubblica Italiana?
Forse perché siamo nati nella stessa terra? Troppo poco!
Forse perché sapevo che siamo nati nello stesso anno, a distanza esatta di una settimana? Ancora troppo poco!
Forse perché negli stessi anni abbiamo percorso i corridoi del Liceo Cairoli? Può essere! Quel luogo in cui, tra un aoristo passivo, un po’ di consecutio temporum, una cantica, il complesso pensiero di Hegel … tutti siamo stati stimolati alla conoscenza, all’importanza di darci un metodo, a pensare, a capire che cosa ci portiamo dentro, a dar voce alle nostre opinioni, a mettere a fuoco le nostre passioni.

Chissà quante volte ci saremo incontrati in quei corridoi, pur senza conoscerci. E a distanza di tanti anni non importa in che sezione eri o se ti hanno insegnato a pensare il professor Colombo o il professor Revelli. A distanza di tanti anni siamo tutti “compagni di scuola”.
La risposta però è molto più semplice e nello stesso tempo molto più profonda. Un saluto e un sorriso te lo strappano le persone con cui ti senti in sintonia, perchè percepisci che hanno le qualità che apprezzi. E’ stato soltanto questo. Un solo attimo di comunicazione e di vicinanza. Grazie di avermelo strappato, Bobo, e grazie di avermelo restituito.

Stay tuned!

Paola Caravà