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A Varese, il 25 novembre 2022, è una giornata triste. Sono le 10:30 circa: il feretro di Roberto Maroni, per gli amici “Bobo”, si ferma in Piazza del Podestà, sotto la storica sede della Lega Nord. La gente, assiepata, si lascia andare a un lungo applauso che invade la piazza e la città di Varese. Dal balcone della sezione di Varese spunta un lenzuolo con scritto: “GRAZIE BOBO”. Proprio lì, dove tutto iniziò, sembra anche essere tutto finito.

Senza ombra di dubbio, con la prematura scomparsa di Bobo, è finita un’era politica, unica e irripetibile, che sarà anche difficile, se non impossibile, poter ristabilire. Bobo se n’è andato il 22 novembre, esattamente 59 anni dopo il 35° presidente degli Stati Uniti d’America, John Fitzgerald Kennedy, e, come quest’ultimo, il mito di Roberto Maroni non scomparirà con la sua morte.

Il suo modo di fare politica, il rapportarsi con gli altri e l’approccio pragmatico sono alcuni dei tratti che hanno contraddistinto la sfera politica di Bobo Maroni. Semplicemente, il “Rito Ambrosiano”, come lui amava ripetere di frequente e intitolò uno dei suoi libri.

Bobo è stato un idealista assieme a Bossi. I due giravano in lungo e in largo il territorio per portare i loro ideali, fondarono il loro primo giornale e, di notte, scrivevano sui muri “PADANIA LIBERA”. Ci fu però un piccolo incidente di percorso una sera: Bossi rovesciò il barattolo di vernice nella 500 della mamma di Bobo. Tutto il resto è storia.

Stay tuned

Giovanni Cattapan