“Quest chi l’è matt”
Tornando alle origini, il fatto è che dal 1979 al 1982 tutto, ma proprio tutto, girò tra le teste e le saccocce del “cantautore fallito” e dello “studente con l’eskimo” che si conobbero per una circostanza che definire casuale è perfino riduttivo. L’avventura cominciò nel settembre 1979, quando il mio amico Andrea Brianza, un tecnico informatico dalla forte vocazione ambientalista, si era attivato per contrastare una speculazione edilizia varesina in località Duni di Bizzozzero, vicino a Lozza, dove abitavo. Andrea scrisse una lettera di denuncia che fu pubblicata su La Prealpina. Bossi lesse quella protesta, tutta incentrata sulla difesa del territorio, e fu talmente colpito dalle argomentazioni “territoriali” che volle subito prendere contatto con il firmatario della missiva. Fu così che Andrea mi raccontò di un tale Umberto Bossi che avrebbe voluto parlargli e mi chiese di accompagnarlo all’appuntamento. E quello fu il primo contatto. Certo, si parlò dello scandalo urbanistico dei Duni, ma Bossi andò oltre la questione locale e si inoltrò in una lunghissima analisi della politica generale, ipotizzando scenari apocalittici: dalla fine del comunismo (mancavano ancora dieci anni alla caduta del muro di Berlino) alla scomparsa della Democrazia Cristiana, fino all’avvento di un nuovo partito basato proprio sulla valorizzazione dei territori. Insomma, aveva in mente la teoria delle piccole patrie di Rousseau, come unica garanzia di democrazia diretta. Per lui la soluzione strategica era quella relativa all’autonomismo, la parola “federalismo” non venne mai pronunciata. I modelli correnti in quel momento erano l’Union Valdotaine (diretta da Bruno Salvadori), la Sudtiroler Volkspartei, il Melone di Trieste. Si espresse esattamente così: “Sta per arrivare un’onda di piena che spazzerà via tutto, e noi dobbiamo essere pronti”. Parlò per tre ore filate. Io e il mio amico uscimmo dalla serata frastornati e, durante il viaggio di ritorno, non potei fare a meno di commentare a voce alta rivolgendomi ad Andrea: “Quest chi l’è matt”.
Da “Il mio Nord”, di Roberto Maroni